Una bella bastonata, prendo in prestito una frase di un mio caro amico per dire come mi sento, però senza esagerare! Il Sulcis Trail è stato davvero una scoperta, positiva naturalmente: interessante, divertente, tutt’altro che banale, formativo (per me) e anche l’occasione per poter stare in compagnia di un amico, semplicemente a parlare senza limiti di tempo.
Devo complimentarmi innanzitutto con Amos Cardia e Sardinia Biking per la scelta del percorso e l’organizzazione, poi con gli amici che hanno partecipato e un plauso a chi l’ha conclusa. Devo ringraziare Maurizio Doro che mi ha fatto compagnia senza farmi pesare il mio poco e scarso allenamento.
Partito sabato mattina alle 5.10 da Sinnai, ho fatto i primi 45 km da solo sino alla chiesa di Santa Lucia, qui mi aspettava Maurizio venuto da Capoterra, con cui abbiamo fatto tutto il trail. Poco prima un incontro con i primi della partenza del giorno prima: Piero Manca, Giorgio Spiga e Mauro Ghiani, ai quali chiedo qualche info e scambiamo due chiacchiere. Il programma è di farla in un’unica tirata non stop, niente sacco a pelo, solo un cambio e qualcosa da mangiare. Il cibo: panini e frutta secca io, panini, frittata, seadas, creckers Maurizio. Entrambi mettiamo al bando barrette energetiche, carbon gel e integratori in questo genere di gare a lunga durata!
Un acquazzone sceso la notte, ha inondato e infangato le strade sterrate e la bici è la prima ad accorgersene.
I primi 80 km scorrono veloci, la giornata ha un bel sole che illumina le rosse pareti granitiche del monte Arcosu, ma le previsioni indicavano un temporale da fine mattinata in poi… Sembra impossibile! Arrivati verso Santadi, erano circa le 11.00, vediamo all’orizzonte un cielo plumbeo comparso quasi all’improvviso. Le prime gocce e tiriamo fuori subito pantaloni e giacca impermeabili, tempo qualche minuto e si scatena un diluvio, continuiamo a pedalare ma le strade sono ormai un unico ruscello carico di detriti. Per circa 1 h è come stare sotto la doccia, sono bagnato anche sotto l’impermeabile ma per fortuna non fa freddo (almeno finché pedali). Le bici sono quelle che più ne hanno risentito, catena, cambio, deragliatore sono tutto un rumore di sabbia che stride sul metallo. Sacrifico la borraccia per ripulire un minimo gli ingranaggi e aggiungo dell’olio alla catena, Maurizio inizia la sua avventura con la catena che si rompe. Abbiamo solo false maglie da 10 rapporti e la catena è invece da 9, non si può usare. Accorciamo la catena togliendo la maglia rovinata. Questa si ripeterà per 3 volte e la catena della bici di Maurizio diventa sempre più corta! Arrivati a Domus De Maria alle 15, ci fermiamo al bar per bere e mangiare qualcosa e rifornirci d’acqua. La giornata si è aperta e percorriamo la Strada Romana con il sole, il panorama è stupendo e c’è anche l’audio delle onde che si infrangono sulla costa. Arrivati alle montagne, il sole tramonta e montiamo le luci. Conosco bene dove passeremo così come le salite da fare, conscio dello stato di forma precario, limito l’andatura al minimo e sfrutto il rapporto più corto. Maurizio, con spirito di sacrificio, si adatta alla mia andatura.
Alle 19 siamo alla forestale di Piscina Manna, adesso inizia la salita che più di tante odio in quanto mi ricorda il mio esordio con la mtb, prima uscita con amici su questa salita infinita, sono rimasto traumatizzato! Verso le 22 siamo a Punta Sebera, punto più elevato del giro, qui c’è già movimento di cacciatori che si preparano per la battuta al cinghiale della mattina dopo. Un altro, con la sua vespa, abbigliamento mimetico, forse interessato a un altro tipo di caccia senza il fucile, lo troviamo al buio con una piccola lampada che si ingegnava a cambiare la ruota bucata.
Sia le salite che le discese, nonostante fossero percorsi a me ben noti, oggi sembravano più lunghe, infinite, sembrava che il tempo si fosse dilatato! Sarà l’effetto del buio o la stanchezza? Scesi alla forestale di Monte Nieddu ci aspetta l’ultima grande fatica: la salita per Is Pauceris. Arrivati in cima, un attimo di distrazione e saltiamo l’ingresso del single allungando leggermente. Tornati indietro imbocchiamo il single nel bosco che si dimostra subito impegnativo, sopratutto al buio, grosse pietre, piante sporgenti e rami spezzati ci fanno fare diversi tratti a piedi, anche per non rischiare di farci male. Alle 3.30 siamo sulla sterrata per Santa Lucia.
Alle 4.00 arriviamo alla chiesetta. Qui ci salutiamo con Maurizio che svolta verso Capoterra e io riparto per gli ultimi facili 45 km. Subito dopo il gps, che già mi aveva dato delle noie durante il percorso con le batterie di scorta che erano andate in tilt (forse per l’umidità) mi segna che era quasi scarico. Limito l’uso al minimo e mi permette di arrivare a San Sperate. Un bar aperto e trovo la soluzione. Entro e chiedo di poter attaccare il carica batterie del gps, intanto mi concedo una meritata colazione, senza fretta, un vassoio pieno di paste appena arrivate cattura la mia attenzione! Ricaricate le batterie (non solo del gps), si riparte per gli ultimi 25 km. Alle 8.30 in punto sono a Sinnai al parcheggio del cimitero. Il gps mi segna 262 km e 5.100 m di dislivello, 27 ore e mezza praticamente non stop, posso ritenermi più che soddisfatto, anche considerato la mia poca preparazione. Incontro Piero Perra nel parcheggio, pronto per l’escursione con gli amici di Sardinia Mountain Bike, sorpreso dall’allestimento della bici e dal fango che ricopre entrambi, gli spiego il motivo e mi scatta alcune foto. Quelle che sono mancate in questa avventura sono proprio le foto ma penso che il ricordo resti comunque indelebile!
Selargius, 20 novembre 2016