di Amos Cardia
Dal 2021 al 2023 è stato attivo, per chi voleva usufruirne, quindi come extra, il servizio di trasporto bagagli da hotel a hotel, ma nell’edizione 2024, dal momento che consiste in sole due tappe, quindi in una sola notte in agriturismo, basterà portarci il poco necessario sulla bici, col sistema che si chiama bikepacking.
E’ più facile di quanto non si pensi: leggete attentamente queste poche note e vedrete che si risolve tutto con pochi accorgimenti.
Per come la vediamo noi, esiste il bikepacking pesante (il braccio violento del cicloturismo) e il bikepacking leggero. Il Sardinia Divide è bikepacking leggero. Chiariamo le differenze.
Il bikepacking pesante è quello in cui si dorme tutte le notti all’aperto, o quasi tutte le notti, o comunque fuori dalle strutture ricettive, il che implica dover portare sulla bici anche materassino, sacco a pelo e magari bivy (coprisacco a pelo), se non anche la tenda. E’ quello in cui non si incontrano paesi per molte ore se non per giorni, il che implica dover portare sulla bici molta roba da mangiare, magari per giorni, il che implica dover avere tante borse e tanto peso. Siccome non si può mangiare sempre freddo, questo implica magari dover portare un minimo di attrezzatura, come fornello e pentola, etc. Tanti Sardinia Divider si sono appassionati e dal bikepacking leggero (quello del Sardinia Divide) sono passati a fare anche altre vacanze in bikepacking pesante, altri sono nati col bikepacking pesante e hanno fatto il percorso inverso, ma ora questo non interessa, ne parlerete conoscendovi durante il Sardinia Divide stesso.
Il bikepacking leggero (come il Sardinia Divide) è quello in cui si dorme ogni notte in albergo, il che implica che non si deve portare nessuna attrezzatura per dormire né per lavarsi, dato che si trova tutto nella struttura. E’ quello in cui si cena e si fa colazione ogni giorno in albergo, il che implica non dover portare con sé grandi quantità di roba da mangiare, ma soltanto un pranzo al sacco ed eventuali merende per metà della mattina e per metà del pomeriggio. Quindi, più di quanto non portiamo normalmente per una escursione di un giorno, cosa rimane da portare?
L’abbigliamento per il riposo la sera in albergo. Una maglia di cotone o lana, una tuta da ginnastica, calze pulite (da non confondere con quelle per pedalare), scarpe leggere, spazzolino e dentifricio. Chi semplifica al massimo, della tuta da ginnastica porta soltanto i pantaloni, come maglia usa la maglia lunga da bici, che si porta nel caso si debba pedalare con una temperatura più bassa del solito. Ugualmente, chi semplifica al massimo, se ha scarpe da bici gommate, da escursionismo, e non scarpe da cross country, non si porta neanche altre scarpe, continua a usare quelle anche dentro l’albergo.
L’abbigliamento da bici per tre giorni. E’ necessario un completo al giorno? C’è chi ne porta uno al giorno, c’è chi ne porta due (di cui uno addosso) per tre giorni, c’è chi ne porta uno (quello che indossa alla partenza) per tre giorni, fidando sul fatto che ad aprile la temperatura mite fa in modo che il completo, lavato appena arrivati in albergo (lavato a mano col sapone dell’albergo, senza portare detersivo da casa), asciughi per l’indomani mattina. Se vi sembra di avere troppo carico, in termini di spazio e peso, magari iniziate con la soluzione intermedia: due completi (di cui uno addosso) per tre giorni.
Ecco dunque una lista che può essere un buon riferimento:
- vestiario da bici
- casco
- occhiali
- pranzo al sacco per il primo giorno
- acqua
- 1 camera d’aria di scorta se avete ruote tubeless; 2 camere d’aria di scorta se avete ruote con camere d’aria
- vestiario da riposo
- 2 raggi di ricambio
- cibo di emergenza
- torcia elettrica e batterie di ricambio
- coltello
- crema solare protettiva
- spazzolino da denti
- dentifricio
- kit colla e pezze per camere d’aria
- kit riparazione tubeless dall’esterno (per chi ha tubeless)
- pompa
- smagliacatena
- olio o grasso per catena
- multiattrezzo
Il pronto soccorso lo portano le guide, ma se tra i partecipanti c’è un medico che vuole portare qualche farmaco, che le guide non possono somministrare, tanto meglio.
Dove mettere tutto questo?
C’è chi riesce a fare stare tutto nello zaino in spalla. C’è chi preferisce dividere il carico tra zaino e bici, c’è chi non porta niente in spalla, neanche lo zaino, e mette tutto sulla bici. Anche in questo caso, se non sapete come fare, iniziate provando la soluzione intermedia: un po’ nello zaino e un po’ sulla bici.
Sulla bici, ma dove e come?
Ecco tre soluzioni, che per il bikepacking leggero (come quello del Sardinia Divide) sono alternative, nel senso che ve ne basta una e avete risolto.
1. Portapacchi a sbalzo con sacco stagno
Prima ancora che esistesse il bikepacking come oggi, una prima soluzione fu quella di usare il portapacchi a sbalzo, che aggancia soltanto al tubo sella, e di collocarci sopra, per il lungo, un sacco stagno (o una sacca stagna, per chi la chiama al femminile). Non c’è sporgenza laterale, quindi la bici è stabile, e il sacco stagno risolve anche il problema dell’impermeabilità. Questa è una soluzione ancora usata. Certo c’è il portapacchi, seppure a sbalzo, col suo peso, però è un sistema molto veloce e pratico, applicabile anche sulle bici full.
Un portapacchi a sbalzo costa sui 20 € mentre un sacco stagno da 10 litri (come anche quello giallo nella foto) costa sui 15 €. Si vende nei negozi di nautica e, in Sardegna, anche nei centri CFadda.
2. La grande borsa sotto sella (in inglese seat bag o saddle bag)
Ha una forma vagamente conica, con la parte rastremata vicina al reggisella, per fare in modo che durante la pedalata non disturbi il movimento delle cosce. Si fissa direttamente al reggisella, solitamente con due larghe fascette a velcro, e al telaio della sella, con fascette a fibbia.
I costi partono da circa 30 € a centinaia di euro, per quelle robustissime, con ottime rifiniture e che garantiscono una impermeabilità come se fossero un sacco stagno. Come per la borsa da telaio, se non avete certezza della impermeabilità, tutto ciò che non deve bagnarsi mettetelo preventivamente dentro sacchetti di plastica.
Una borsa da sella economica e facilmente reperibile è quella della KTM, che costa sui 40 € e si trova presso tutti i negozi di bici che vendono KTM (come Filippo D’Amico a Terralba). Ce l’abbiamo in tanti, se avete tempo vi consigliamo, prima di usarla, di portarla da un calzolaio o da un tappezziere a fare ripassare tutte le cuciture delle cinghie. Se non avete tempo fa niente, lo farete quando tornerete.
3. La sacca anteriore
La sacca anteriore ha una forma cilindrica e se è fissata al manubrio, come quasi sempre si vede, in inglese prende il nome di handle bag (handle in inglese significa manubrio). Si fissa con una imbragatura che ha una forma simile alla pettorina di una salopette, con delle fascette per essere fissata al manubrio e delle bretelle per fissare alla pettorina stessa un sacco cilindrico.
Alcuni si preoccupano che in questo modo i cavi dei freni e del cambio si possano trovare schiacciati, quindi montano una sorta di manubrio supplementare parallelo e avanzato, in modo da lasciare più spazio tra la pettorina e i cavi. In questo modo, oltretutto, se il “manubrio supplementare” è più alto, si guadagna altro spazio per montare sul tubo fari, GPS e altri accessori. Nella foto con la bici gialla la soluzione di Dani Miglio, uno dei pionieri del bikepacking in Italia.
Sulle pettorine di alcune marche, come Apidura, può essere montata una borsetta aggiuntiva (pocket, in inglese) per contenere piccoli oggetti da avere sempre a portata di mano. Alcuni chiamano tutto l’insieme di pettorina, sacco ed eventualmente borsetta, sweetroll.
In ogni caso è facile capire come la pettorina possa essere facilmente costruita da sé, anche con materiali rigidi, nella foto la realizzazione di Nino Fio, che comprende anche un tubo rialzato per il posizionamento alto e avanzato degli strumenti, ottimo per una resa migliore dei fari.
Se avete bisogno di ulteriori informazioni, non esitate a chiedere. Buoni preparativi!